I ricci di mare e i mesi con la "R". E parte la scarpetta...
Tra verità e tradizione, se non vedevate l'ora di gustarli in riva al mare, è arrivato il momento per farlo.
In molti potrebbero pensare che sia sempre il momento giusto per gustarli. Se lo chiedete a dei pugliesi, poi, noti per il loro primato per la quantità di cibo crudo consumato – tale da far sorprendere i giapponesi – vi diranno che è una leggenda metropolitana. Ma tradizione vuole che i ricci di mare debbano essere consumati “solo nei mesi con la erre”. Febbraio, avanti tutta.
Cosa c’è dietro? E’ pur vero che il detto vale solo per alcuni frutti di mare. I ricci, ad esempio, d’estate sono vuoti, mentre nel resto dell’anno, in particolare da febbraio ad aprile, sono pieni. In questo periodo, infatti, questi echinodermi (dal latino con pelle spinosa), ingrassano per prepararsi alla riproduzione (inoltre nell’intervallo maggio-giugno il fermo-pesca ne vieta il consumo). In realtà, come è facile immaginare, la frase pare abbia avuto origine quando i frigoriferi non esistevano ancora, per consigliarne il consumo solo nei mesi invernali, evitando spiacevoli inconvenienti dovuti al deterioramento del prodotto con il grande caldo.
La tradizione trova la sua migliore espressione, a tratti poetica, nel modo in cui i ricci vengono consumati: più che un semplice gesto, un’esperienza collettiva che solletica tutti e cinque i sensi. Non servono posate, solo un tocco di pane. Succede così che l’inverno lascia spazio ai colori vivi e i prodotti della gastronomia pugliese si vestono di riflessi decisi e caldi. E il richiamo del mare regala un piatto di ricci crudi, stando comodamente seduti all’aperto accanto ad uno dei tanti banchetti allestiti per la vendita. In pieno stile marinaro, tradizione vuole che i ricci vengano gustati direttamente dal guscio, con una “scarpetta” d’eccezione. C’è chi dice che i ricci debbano essere consumati in riva al mare in multipli di 50, ma di certo la tradizione, ormai oggi molto in voga, regala un’esperienza autentica e genuina. Il resto lo fanno il rumore del mare e il tepore del primo sole di primavera.